mercoledì 29 aprile 2020

Tra medioevo ed epoca moderna

#Step12
L'abiura del Galilei

"(...)lasciar la falsa opinione che il Sole sia centro del mondo e che non si muova, e che la Terra non sia centro del mondo e che si muova, e che non potessi tenere, difendere né insegnare in qualsivoglia modo, né in voce né in scritto, la detta falsa dottrina, e dopo d'essermi notificato che detta dottrina è contraria alla Sacra Scrittura, scritto e dato alle stampe un libro nel quale tratto l'istessa dottrina già dannata e apporto ragioni con molta efficacia a favor di essa, senza apportar alcuna soluzione, sono stato giudicato veementemente sospetto d'eresia, cioè d'aver tenuto e creduto che il Sole sia centro del mondo e imobile e che la Terra non sia centro e che si muova;
pertanto, volendo io levar dalla mente delle Eminenze Vostre e d'ogni fedel Cristiano questa veemente sospizione, giustamente di me conceputa, con cuor sincero e fede non finta abiuro, maledico e detesto li suddetti errori e eresie, e generalmente ogni e qualunque altro errore, eresia e setta contraria alla S.ta Chiesa; e giuro che per l'avvenire non dirò mai più né asserirò, in voce o in scritto, cose tali per le quali si possa aver di me simil sospizione; ma se conoscerò alcun eretico o che sia sospetto d'eresia lo denonziarò a questo S. Offizio, o vero all'Inquisitore o Ordinario del luogo, dove mi trovarò.(...)"


Con queste parole Galileo Galilei davanti agli inquisitori ritrattava le sue tesi sull'eliocentrismo, perché era impensabile "Che il Sole sia centro del mondo e imobile di moto locale"  e l'oscurantismo e il controllo clericale sulla scienza gli ingiunsero di affermare "è proposizione assurda e falsa in filosofia, e formalmente eretica, per essere espressamente contraria alla Sacra Scrittura".
Siamo di fronte a un chiaro caso di negazione del progresso e del futuro e di una voluta arretratezza mentale per mantenere un controllo ideologico e politico sulla popolazione, arrivando ad abiurare una scoperta scientifica sensazionale per mantenere nell'OBSOLESCENZA e nell'arretratezza tecnica una popolazione in questo modo più facilmente governabile.

lunedì 27 aprile 2020

CoronaVirus

#Step11
Gestione obsoleta del mondo moderno






L'emergenza che ha reso necessaria la convivenza con l'epidemia di CoVid nelle ultime settimane ha evidenziato un problema che prescinde dalla medicina moderna e dal virus in sè, ovvero l'effettiva velocità e facilità di contagio tra le persone: se nel medioevo le pandemie trovavano terreno fertile per la loro espansione nelle scarse condizioni igieniche e nell'ignoranza della popolazione circa le possibilità e capacità di contagio, ma erano fortemente limitate nei modi e nei tempi dalla lentezza e pochezza degli spostamenti sulla lunga distanza (la loro possibile diffusione era legata alle carovane di mercanti o qualche animale-vettore), oggi fronteggiamo un microorganismo sicuramente meno pericoloso e meno spaventoso ma in grado di spostarsi molto velocemente e di venire potenzialmente in contatto con l'intera popolazione mondiale. 
Questo virus era probabilmente prevedibile incrociando i dati rilevati dai vari ospedali nel mondo, che già evidenziavano un'influenza più aggressiva e alcuni tipici sintomi nei malati: è stato necessario però trovarsi nella situazione vicina al collasso del sistema ospedaliero per rendere operative misure (che non hanno potuto che essere drastiche, radicali e distruttive per l'economia) dimostrando come nel mondo moderno non basti più subire passivamente un problema ma sia effettivamente necessario prevederlo e premunirsi contro esso.
Negli ultimi 17 anni ci sono stati almeno 5 virus aggressivi di portata intercontinentale come ebola e l'influenza aviaria e sicuramente ne arriveranno altri che porteranno nuovamente situazioni similari a queste ed eventualmente con sintomi molto più gravi del Covid-19: l'inefficienza della soluzione del lockdown è evidente e quindi è opportuna un'evoluzione o dal sistema sanitario per curare, uscendo dall'OBSOLESCENZA in cui è sprofondato da 40 anni a questa parte, complici gli scarsi investimenti pubblici (per quanto riguarda la situazione italiana) o più auspicabilmente un sistema di prevenzione digitalizzato su scala mondiale per prevenire queste epidemie e stroncarle sul nascere, svecchiando la medicina per ciò che riguarda il rilevamento diretto sul paziente di un patogeno.

mercoledì 22 aprile 2020

Cinema

#Step10
Robots






Nel film della disney Robots, del 2005, si evidenzia una battaglia tra due successive generazioni di robot, le generazione "OBSOLESCENTE" ma carica di valori, di unità e di genuinità e una generazione "innovativa" ma menefreghista che fa del motto "Perchè essere tu quanto puoi essere new" il suo stendardo, non importandosi se questo progresso possa danneggiare o uccidere una generazione precedente che si rivela nel film più adatta ad affrontare la realtà odierna e futurista.
Dalla scena di questa battaglia si evince come il nuovo, se inteso solo fine a sè stesso o a vantaggio di pochi sia deleterio e sia la comunità a doverne trarre vantaggio.

venerdì 17 aprile 2020

Arti figurative

#Step09
Architettura neoclassica







Dopo il periodo della restaurazione post-napoleonica, le lancette dell'orologio del tempo indugiano, sembrano rivolte al passato, sia nella politica che nell'arte; è in questo periodo che si afferma, infatti, il neoclassicismo, una corrente artistica che piuttosto che tendere a innovare, guarda al mondo greco e romano come modello: parliamo di un'arte OBSOLETA, in quanto copia dell'antico, senza innovazioni sia sull'aspetto tecnico che sull'aspetto estetico.
Tra i monumenti simbolo della nostra città di Torino, spicca la "Gran Madre", costruite in onore del ritorno della dinastia Sabauda nell'allora capitale del regno, che ricorda sia internamente che esternamente il pantheon ed è edificata con metodi similari, come se l'architettura fosse ferma a quasi due millenni prima.

mercoledì 15 aprile 2020

Platone

#Step08
Platone






Platone non parlò di Obsolescenza direttamente, occorre dunque forzare il concetto in alcune sue sfumature. Tra le sue significanze più late c'è anche quella legata al concetto di ricerca continua del migliore, aspirazione a ciò che non si possiede e a un miglioramento.
Visto in questa nuova luce, si può leggere l'amore platonico come continua ricerca del sapere, che è proprio della sola divinità, dovendo cercare ciò che gli sfugge e senza esserne mai sazio, così come l'amante.
Si cela dietro questa tensione alla conoscenza, l'intero concetto di filo-sofia, amore verso il sapere, ponendo Amore come un intermedio tra l'uomo e la divinità, definendolo, nel "Simposio", sete di bellezza e di bontà che unito ad Eros, desiderio (e non a Bellezza), porta dall'ignoranza e dal mondo sensibile, fino ad aspirare alla sapienza e al soprasensibile, che racchiude in sé la metaempirica Bellezza, giacché i greci associavano il Bene al Bello, nel noto concetto di "kalokagathia".


Abbietto è l'amante volgare, innamorato più del corpo che dell'anima: non è un individuo che resti saldo, come salda non è nemmeno la cosa che egli ama. Infatti quando svanisce il fiore della bellezza del corpo del quale era preso "si ritira a volo"  ad onta dei molti discorsi e delle promesse. Chi invece si è innamorato dello spirito quando è nobile resta costante per tutta la vita perché si è attaccato a una cosa che resta ben salda. Il nostro costume esige dunque che costoro vengano ben provati e che a questi si dia compiacenza, e quelli invece vengano rifuggiti.

lunedì 6 aprile 2020

Poesia

#Step07
Poesia




"(...)Vill’Amarena! Dolce la tua casa
in quella grande pace settembrina!
La tua casa che veste una cortina
di granoturco fino alla cimasa:
come una dama secentista, invasa
dal Tempo, che vestì da contadina.
Bell’edificio triste inabitato!
Grate panciute, logore, contorte!
Silenzio! Fuga delle stanze morte!
Odore d’ombra! Odore di passato!
Odore d’abbandono desolato!
Fiabe defunte delle sovrapporte!(...)"

La parola OBSOLESCENZA in poesia è legata strettamente alla figura di Guido Gozzano, poeta crepuscolarista italiano che così è descritto da Sanguineti nell'edizione Einaudi per il centenario dalla morte: "Gozzano, cosciente dell'obsolescenza, non finge entusiasmi, e non si getta dentro: è il suo vero esilio. La sua linea di condotta è gustosamente paradossale: anziché fabbricare il moderno destinato all'invecchiamento, come accade per i vini di buona annata, l'obsolescenza fabbrica direttamente l'obsoleto, in perfetta coscienza e serietà. Ciò che è di moda è da lui contemplato e assunto come già démodé.".
In questo sentimento di Gozzano si coglie la sua percezione della crisi dell'umanesimo a favore della nascente società di massa, che porta il poeta a un volontario esilio ai margini della società per vivere la fine irreversibile di ciò che è stato nel privato e parlando di "buone cose di pessimo gusto" in un nostalgico presente, ironico, ma per nulla sterile.
Nella descrizione della signorina Felicita, si nota infatti un'atmosfera quasi impressionista, attenta al dettaglio ma sommessa, a tratti maniacale ma immobile, sciatta, con poche pennellate significative che permettono al lettore di raggiungere un altro livello di lettura tra le righe: le emozioni dei personaggi visive e mentali. Contestualizzata in una villa di provincia, ambiente tanto caro al poeta, è zeppa di riferimenti a un passato che si vuole far vivere nel presente a costo di restituire una realtà mediocre e spesso banale.
Gozzano è disilluso come i suoi personaggi e pone nel suo perentorio "quello che fingo d'essere e non sono" una chiave di lettura amaramente ironica e volontariamente priva di identità: è proprio questa identità che spinge l'autore a cercare di ritardare le lancette della storia e ad essere definito poeta dell' obsolescenza.


venerdì 3 aprile 2020

Letteratura

#Step06
"Ma il libro non morirà mai"




"Sono fatti per essere presi in mano, anche a letto, anche in barca, anche là dove non ci sono spine elettriche, anche dove e quando qualsiasi batteria si è scaricata, possono essere sottolineati, sopportano orecchie e segnalibri, possono essere lasciati cadere per terra o abbandonati aperti sul petto o sulle ginocchia quando ci prende il sonno, stanno in tasca, si sciupano, assumono una fisionomia individuale a seconda dell'intensità e regolarità delle nostre letture, ci ricordano (se ci appaiono troppo freschi e intonsi) che non li abbiamo ancora letti, si leggono tenendo la testa come vogliamo noi, senza imporci la lettura fissa e tesa dello schermo di un computer, amichevolissimo in tutto salvo che per la cervicale. Provate a leggervi tutta la "Divina Commedia", anche solo un'ora al giorno, su un computer, e poi mi fate sapere.
Il libro da leggere appartiene a quei miracoli di una tecnologia eterna di cui fan parte la ruota, il coltello, il cucchiaio, il martello, la pentola, la bicicletta. Il coltello viene inventato prestissimo, la bicicletta assai tardi. Ma per tanto che i designers si diano da fare, modificando qualche particolare, l'essenza del coltello rimane sempre quella. Ci sono macchine che sostituiscono il martello, ma per certe cose sarà sempre necessario qualcosa che assomigli al primo martello mai apparso sulla crosta della terra. Potete inventare un sistema di cambi sofisticatissimo, ma la bicicletta rimane quel che è, due ruote, una sella, e i pedali. Altrimenti si chiama motorino ed è un'altra faccenda."

Umberto Eco e Jean-Claude-Carrière con questa aperta dichiarazione d'amore verso la carta stampata ci ammoniscono di prestare attenzione a ciò che definiamo OBSOLETO: citando il noto semiologo «Il libro è come il cucchiaio, il martello, la ruota, le forbici: una volta che li avete inventati, non potete fare di meglio», cioè non tutto è destinato ad essere superato, vinto dal progresso, perché è già perfetto nella sua funzione e ogni tentativo di cambiamento finirebbe solo per snaturare l'oggetto in sé.
Il libro, nel caso specifico, ha in sé la sua funzione di tacita testimonianza del passato, di ambasciatore franco ed eterno di cultura non sottoposto a un controllo telematico e immune all'evolversi della tecnologia che in qualche anno non sarà più disponibile perché superata, fuori corso, obsoleta. Il libro è ricordato anche senza mai essere letto integralmente o addirittura mai aperto: in pochi hanno effettivamente letto nella totalità la Bibbia, il Corano o il Kamasutra, eppure chiunque pretenderne di conoscerne il contenuto, proprio perché la loro capacità di comunicare non è obsoleta e continua ad affascinare.
Menzioni doverose nel campo ingegneristico del concetto di obsolescenza in letteratura si ritrovano nel periodo post prima rivoluzione industriale, ad esempio in Dickens, che addirittura addita il progresso stesso come obsoleto in quanto peggiorava la vita delle persone denunciando le condizioni scandalose del popolino nell'Inghilterra a lui contemporanea (basti pensare alle workhouses in Oliver Twist o le città surreali descritte in Hard Times), creando un'utopia retroattiva idealizzando la vita rurale. 

Sintesi finale

#Step24 Uno sguardo d'insieme Veloci, più veloci , il mondo cambia lingua e noi non parliamo quel gergo. OBSOLESCENZA, una pa...