lunedì 6 aprile 2020

Poesia

#Step07
Poesia




"(...)Vill’Amarena! Dolce la tua casa
in quella grande pace settembrina!
La tua casa che veste una cortina
di granoturco fino alla cimasa:
come una dama secentista, invasa
dal Tempo, che vestì da contadina.
Bell’edificio triste inabitato!
Grate panciute, logore, contorte!
Silenzio! Fuga delle stanze morte!
Odore d’ombra! Odore di passato!
Odore d’abbandono desolato!
Fiabe defunte delle sovrapporte!(...)"

La parola OBSOLESCENZA in poesia è legata strettamente alla figura di Guido Gozzano, poeta crepuscolarista italiano che così è descritto da Sanguineti nell'edizione Einaudi per il centenario dalla morte: "Gozzano, cosciente dell'obsolescenza, non finge entusiasmi, e non si getta dentro: è il suo vero esilio. La sua linea di condotta è gustosamente paradossale: anziché fabbricare il moderno destinato all'invecchiamento, come accade per i vini di buona annata, l'obsolescenza fabbrica direttamente l'obsoleto, in perfetta coscienza e serietà. Ciò che è di moda è da lui contemplato e assunto come già démodé.".
In questo sentimento di Gozzano si coglie la sua percezione della crisi dell'umanesimo a favore della nascente società di massa, che porta il poeta a un volontario esilio ai margini della società per vivere la fine irreversibile di ciò che è stato nel privato e parlando di "buone cose di pessimo gusto" in un nostalgico presente, ironico, ma per nulla sterile.
Nella descrizione della signorina Felicita, si nota infatti un'atmosfera quasi impressionista, attenta al dettaglio ma sommessa, a tratti maniacale ma immobile, sciatta, con poche pennellate significative che permettono al lettore di raggiungere un altro livello di lettura tra le righe: le emozioni dei personaggi visive e mentali. Contestualizzata in una villa di provincia, ambiente tanto caro al poeta, è zeppa di riferimenti a un passato che si vuole far vivere nel presente a costo di restituire una realtà mediocre e spesso banale.
Gozzano è disilluso come i suoi personaggi e pone nel suo perentorio "quello che fingo d'essere e non sono" una chiave di lettura amaramente ironica e volontariamente priva di identità: è proprio questa identità che spinge l'autore a cercare di ritardare le lancette della storia e ad essere definito poeta dell' obsolescenza.


Nessun commento:

Posta un commento

Sintesi finale

#Step24 Uno sguardo d'insieme Veloci, più veloci , il mondo cambia lingua e noi non parliamo quel gergo. OBSOLESCENZA, una pa...