lunedì 25 maggio 2020

Nella filosofia contemporanea

#Step18
Serge Latouche






All'inizio degli anni 50, con l'avvento della società di consumo, si palesò il problema di identificare un termine di vita degli oggetti e dei prodotti industriali e l'economista e filosofo Latouche scrisse nel suo saggio "Usa e getta": “La società industriale una volta saturati i mercati, entrerebbe in crisi se gli oggetti non dovessero essere sostituiti con una certa frequenza. Ecco perché, già dagli albori dell’industrializzazione di massa, teorici e imprenditori si pongono il problema del tasso di sostituzione degli oggetti. La risposta è l’obsolescenza programmata. Bisogna smettere di produrre merci durevoli, che rasentano l’indistruttibilità come la mitica Ford T o la lampadina a filamento di carbonio di Edison, accorciando in qualche modo la loro durata” identificando un problema che si sarebbe presentato pochi anni dopo, ovvero la necessità che il consumatore periodicamente debba comprare un prodotto nuovo di fabbrica perché il consumismo sopravviva e non imploda sulla sua sovra-produzione.
Per assurdo, immersi in questa mentalità, portando alle estreme conseguenze e alla pluridisciplinarietà, un discorso analogo si può traslare ormai sui rapporti interpersonali, sempre più brevi, superficiali e meno duraturi, perché
un mondo veloce e pieno di stimoli porta non tutte le persone di cui ci circondiamo ad essere "adatte" a seguirci o comprendere le nostre scelte e dunque inconsciamente sacrificare rapporti ormai non più soddisfacenti in favore di nuovi credo, anch'essi futili. Tutto è bene ciò che finisce? Non esattamente, qui entra in gioco il limite di ciò che effettivamente comporta la spersonificazione e l'effettiva utilità della filosofia e dell'etica, oltre che del pensiero in un essere umano.

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Sintesi finale

#Step24 Uno sguardo d'insieme Veloci, più veloci , il mondo cambia lingua e noi non parliamo quel gergo. OBSOLESCENZA, una pa...